Il capitalismo della frammentazione by Quinn Slobodian

Il capitalismo della frammentazione by Quinn Slobodian

autore:Quinn Slobodian [Slobodian, Quinn]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-10-02T12:00:00+00:00


2.

Siamo abituati a pensare a una nazione come uno spazio giuridico unificato: un territorio abitato da cittadini con un unico insieme di regole. Ma non è mai cosí in realtà. Stati e province hanno le proprie leggi, cosí come le municipalità, e noi spesso viviamo in unità piú piccole (come quartieri di case popolari, condominî, o campus universitari) che hanno proprie regole e, a volte, forze di sicurezza private. L’aspetto speciale di Dubai è il fatto che ha preso questa realtà di varietà giuridica per trasformarla nel principio organizzativo dell’intero emirato. Come hanno notato alcuni osservatori, spostarsi tra i quartieri di Dubai vuol dire passare effettivamente da un Paese all’altro. Il giornalista Daniel Brook paragona questa situazione ai «porti dei trattati» cinesi del XIX secolo. Lí, la regola dell’extraterritorialità significava che diverse leggi si applicavano a cittadini diversi: a Dubai, leggi diverse si applicano a diverse parti di territorio42. Per usare la memorabile metafora di Mike Davis, le zone sono state messe sotto «bolle trasparenti normative e giuridiche», ognuna con il proprio insieme di regole43.

Le nuove giurisdizioni proliferavano. Erano raggruppate per funzione: la Silicon Oasis per la manifattura tecnologica, la Dubai Healthcare City per le aziende medicali e il Dubai Knowledge Village (ora chiamato Knowledge Park) per le facoltà universitarie44. C’erano zone recintate chiamate Media City e Internet City, prive di filtri nell’accesso a internet45. Nel 2006 erano in corso progetti per 100 miliardi di dollari, tra cui «una Aviation City e un Cargo Village, una Aid City e una Humanitarian Free Zone, una Exhibition City e una Festival City, una Healthcare City e una Flower City»46. L’esperimento forse piú impressionante di creazione di zone fu il Dubai International Financial Centre (Difc), inaugurato nel 2004. Era supervisionato dal regolatore economico australiano Errol Hoopmann, il quale disse che il suo obiettivo era recintare 44 ettari di terreno, svuotarli delle leggi esistenti e poi «scrivere le nostre leggi per riempire quel vuoto». Paragonava il Difc al Vaticano. Era «uno Stato all’interno di un altro Stato», affermò47.

Fino al 2002, la proprietà di terreni da parte degli stranieri era consentita solo a Jebel Ali. Dopo quell’anno, divenne legale per gli stranieri possedere proprietà immobiliari o fondiarie in qualunque punto dell’emirato. Il risultato fu una corsa all’accaparramento di terra. Le abitazioni spuntate per alloggiare i nuovi arrivati e gli investitori assenteisti seguivano il format conosciuto delle gated communities, come le comunità progettate a tavolino del Sud-ovest degli Stati Uniti. Avevano un antecedente regionale nelle cittadine in stile finto sobborgo americano, come l’American Camp costruito negli anni Trenta accanto alla raffineria di petrolio dell’Aramco in Arabia Saudita: un conglomerato recintato di case in stile ranch per famiglie bianche, complete di piscina e cinema, circondate da migranti e sauditi, molto piú numerosi, che vivevano in quartieri segregati di bassa qualità48. I sobborghi della Dubai degli anni Duemila offrivano una gamma di stili, dalla villa spagnoleggiante all’architettura tradizionale araba, da Santa Fe ai cubi del Bauhaus49. Il modello di suburbanizzazione incentrato sulle auto e l’aria condizionata riecheggiava quello della Sunbelt nel Sud degli Stati Uniti, di Houston e Los Angeles, ma in versione amplificata.



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